ONNIPOTENZA
E OPPOSITIVITÀ

In casa chi comanda?

Sembrerà una domanda banale, ma non per i genitori di Luca.


Luca ha 12 anni ed è figlio di una coppia che si è separata quando lui ne aveva 3.


Da allora è diventato il catalizzatore delle attenzioni di genitori e nonni.


Nei limiti delle possibilità di una famiglia non agiatissima, anzi un po’ fuori da questi limiti, Luca ha sempre avuto tutto ciò che chiedeva. Non è mai stato sgridato e fin da piccolo, se si vuole qualcosa da lui lo si convince con troppa pazienza che quella è la migliore decisione che “lui” possa prendere.


Alla scuola materna non legava con i compagni, non partecipava ai giochi di gruppo, come se non conoscesse o si sentisse superiore a qualsiasi regola.


Quando Luca frequenta la scuola primaria e entrambi i genitori ritrovano una stabilità con nuovi compagni la famiglia si allarga, ma Luca non ha nessuna intenzione di rinunciare ai privilegi che la separazione gli ha portato, mettendo in atto una serie di violente rimostranze tese a riportare e a mantenere la condizione preesistente.


Disubbidienza, non rispetto delle regole, intolleranza a seguire un programma imposto dall’insegnante, aggressività verso i compagni che non intendono riconoscergli il ruolo del capo.


In Luca abitano i semi dell’onnipotenza e in assenza di un adeguato intervento, le prime piantine non tarderanno a germogliare.


Come aiutare i ragazzi come Luca e i loro familiari?


Teoricamente qualcosa da fare c’è sempre, c’è sempre una strada che, magari non rapida, ma perseguita con costanza e senza cedimenti, porta verso la soluzione di un problema di onnipotenza, perché quattro o cinque regole con un po’ di pugno di ferro non sono sufficienti.


È altresì necessario che i familiari smettano di considerare i ragazzi come Luca come bambini traumatizzati per vederli come ragazzi normali, che cercano di mantenere con le unghie e con i denti dei privilegi acquisiti nel tempo.


Che il figlio abbia tre mesi, tre o tredici anni, caratteristica prima di una regola è quella di liberarlo dalla responsabilità di una scelta che non è in grado di gestire e parallelamente metterlo di fronte a confini chiari e delineati, stimolando in lui il desiderio e la capacità di trovare da solo le soluzioni adatte alle sue sfide.


Recuperare il proprio ruolo genitoriale e il potere decisionale, essere in grado di gestire i propri cambiamenti e i nuovi bisogni nel percorso di crescita sono obiettivi raggiungibili se si hanno sufficienti risorse di energia vitale disponibili e utilizzabili.


La stimolazione neurosensoriale che proponiamo in Vibra permette all’energia bloccata di scorrere più fluida, creando le condizioni ideali perché il cambiamento si realizzi in modo veloce e profondo.


I genitori in difficoltà, accompagnati in un percorso di sostegno alla genitorialità imparano ad amare il loro figlio in un modo nuovo, di quell’amore che capisce che una frustrazione oggi ne risparmia dieci domani, che sa prendersi la responsabilità delle scelte togliendone il peso dalle spalle di chi non sa compierle, che fa sentire al figlio di essere realmente “con” qualcuno.

I giovani in crescita imparano a convivere con la propria umanità, con la consapevolezza che non tutto dipende da loro e ciò li renderà certamente più piccoli, togliendo loro molti meriti, ma diminuiranno anche le responsabilità e i sensi di colpa, permettendogli così di affrontare la vita e le relazioni con gli altri da un nuovo punto di vista, grazie a un nuovo sguardo posato su di loro e a una percezione di sé dovuta al lavoro di stimolazione neurosensoriale.

In cosa consiste la stimolazione neurosensoriale?

La stimolazione neurosensoriale consiste nel far lavorare i muscoli dell’orecchio al fine di correggere le distorsioni della postura d’ascolto. Questa stimolazione viene ottenuta con l’aiuto di musica che passa attraverso un apparecchio elettronico chiamato orecchio elettronico, che filtra le frequenze in modo tale che le orecchie si trovino alternativamente in una condizione di “riposo” o di “lavoro”.

 

È una vera ginnastica per l’orecchio che si mette all’opera e che dunque impara ad ascoltare.

 

I supporti sonori utilizzati sono la musica di Mozart e i canti gregoriani scelti per il loro effetto dinamizzante e rilassante.

 

Nel corso del trattamento può essere utilizzata anche la registrazione della voce materna.

 

La programmazione delle sedute è personalizzata e continuamente monitorata.

 

L’orecchio elettronico stimola l’orecchio e il cervello a ripristinare un ambiente favorevole all’ascolto: fa emergere la motivazione all’apprendimento, corregge l’espressione orale, migliora la capacità di trovare le parole giuste, il controllo della prosodia e l’intonazione. Interviene sulla postura, sul livello di energia vitale, migliorando le performances di memoria e logica. Il rapporto con se stessi e gli altri ne risulta inevitabilmente arricchito.

 

Traumi e paure primitive fissate in alcune aree cerebrali possono bloccare la capacità di ascolto originale, ostacolando risorse e uno sviluppo armonico ed equilibrato della personalità.

 

Con le sedute di ascolto è possibile bypassare le zone compromesse facendo arrivare alla coscienza suoni carichi di energia ma emotivamente neutri, che ripristinano la capacità di ascolto rimettendo in moto le potenzialità di recupero della persona.

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